ABSTRACT
Se l’Italia è un paese di proprietari di case non è per benessere diffuso, ma per la debolezza di politiche pubbliche che, trascurando di pianificare un diverso accesso all’abitare, hanno spinto i cittadini a congelare i propri risparmi nel sistema bancario e hanno consentito che l’indebitamento diventasse uno strumento di ulteriore vantaggio per i più agiati. Alla proprietà è ancora oggi anacronisticamente collegata una serie di rappresentazioni sociali positive (reputazione, inclusione, radicamento) che la rendono non solo desiderabile – creando perciò una domanda costante di case che consuma il suolo e deteriora il paesaggio – ma anche strategica per garantire il passaggio di ricchezza tra le generazioni, in una società che così si fa sempre meno mobile.

FONTE
Trova il libro qui:

Filandri M.A., Olagnero M., Semi G. (2020)

Casa dolce casa? Italia, paese di proprietari

Il Mulino, Bologna

Un’intervista agli autori qui